States, wedding in Chicago, dormito tra le sequoie nel Big Sur, celebrato da amici e parenti.
Torno a scrivere, perchè non riesco a dormire.
Mulinano nel crapone immagini, pensieri e come sempre niente mi gratifica di più che viaggiare.
Il resto è bello ma viaggiare è super.
Anche solo mangiare il frugale pasto durante il volo intercontinentale con il lusso di potersi guardare qualche film senza interruzioni, uno di seguito all'altro, è una estrema goduria.
E' stato eccitante arrivare a Las Vegas, dal deserto e dopo lungo viaggio con grande Suv americano.
E' un altro pianeta, sembra di camminare su Marte, il caldo asciutto ma intensissimo che ti assale appena esci dagli alberghi città, la massa di gente che cammina senza meta marziani terrestri, lo squallore dei chicanos che offrono ragazze, la monorail che non si trova mai, le persone che perdono la cognizione del tempo e di se stessi e schiacciano il bottone della slot abbrutiti da alcool e fumo, il cielo finto del Paris e la band che suona Wonderwall.
I giochi d'acqua del Bellagio, visti quando tutto finisce.
Chicago è stato casa Berzeri, l'affetto della famiglia Wernz, un matrimonio da ubriacarsi, una partita di baseball memorabile, la coda alla Sears Tower, scoprire l'eleganza di alcune costruzioni, i grattacieli splendenti che camminano sulla spiaggia del lago Michigan, le mille biciclette che affollano Lakeshore Drive, la popolazione che si scopre per onorare l'estate magica, gli hamburger custom made con la musica a palla, le mini birre, il Days Inn, Lorenzo che prepara la colazione a Francesco con distratta amorevolezza, lo sguardo di Francesca, la piazza del Chicago History Museum dove corrono i bambini, le vacanze che ancora non sono finite, l'amicizia di mio cognato Marcello, bambini come i Berzeri che giocano a basket meglio di me, la quieta passeggiata fatta con Francesco appena svegliato per andare alla cerimonia di Matt e Jackie, rendersi conto che, come nei film, gli americani stanno nel portico con la birra in mano e con i giochi dei figli sul prato innaffiato dagli spruzzi, la città appartiene a tutti, si entra senza temere di essere mai fuori posto, le coppie gay che popolano il nostro albergo e che mangiano come leopardi a colazione, la mancanza di cattiveria nella tifoseria dei Cubs, la gioiosa noia condivisa del gioco del baseball, il piacere troppo veloce del Millenium Park, la frenesia di fotografare, guardare i grandi e magici occhi di mio figlio Lorenzo che mi colpiscono a fondo perchè è così grande la sua gioia nel vedere le cose nuove e condividere con lui questo unico momento.
Il suo pianto quando la magia per un attimo svanisce nel momento del ritorno.
La mia stupida e infantile commozione quando brindo con gli amici per festeggiare i miei primi gloriosi 40 anni.
giovedì 6 agosto 2009
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