
Stamattina mentre uscivo di casa
ho visto Milano andare via.
Di primo acchito pensavo di essermi
sbagliato di averlo scambiato per qualcun altro,
ma poi mi sono accorto che era proprio lei.
L'ho riconosciuta dallo sguardo sincero
e dalla composta malinconia.
Le ho fatto cenno con la mano
e lei ha risposto facendo lo stesso.
Sono andato a sbattere contro la vetrina
della Deloitte sotto casa perché
non mi era mai capitato di vedere Milano di spalle.
La botta ha acuito la sensazione di stupore
ma mi ha anche chiarito le idee: Milano va via
perché le hanno imposto l'intimo di Dolce e Gabbana.
Le hanno imposto 200 sigarette al giorno,
Stop lunghe senza filtro antiparticolato.
Le hanno chiesto di non andare più al cinema
ma di corpirsi con un montone della Combipel,
l'hanno invitata a spassarsela nella desolazione
della Bicocca.
Le avrei chiesto di scrivere una rubrica ne Il Sudiciume,
ma sarebbe stato come chiedere a Sofia Loren di partecipare
a un filmino di Natale.
Mi ha detto anche che s'è un pò rotta di sentire tutti dire
che Milano è una città da scoprire
nei cortili nascosti delle case patrizie
o negli angoli caratteristici del centro e che le piacerebbe
invece pavoneggiarsi con ampi boulevard e scorci
scenografici alla parigina.
Da amico le ho detto che è meglio non illudersi
e che al più si può sperare in una nuova
rappresentazione di Arlecchino servitore dei due padroni
o dei Giganti della Montagna.
Quando ha sentito la parola Arlecchino, ho visto che
è sbiancata in volto, già peraltro palliduccio, e che
ha accelerato il passo verso la tangenziale.
Ho cercato di trattenerla ricordandole il progetto Santa
Giulia, la conversione della vecchia Fiera, la mostra
di Striscia la Notizia alla Triennale, l'appuntamento
settimanale con il cavaliere in Piazza San Babila
per creare un nuovo partito, lo scambio di e-mail
col Blackberry, gli esodi estivi e di Natale, la gioiosa
propensione dei suoi abitanti a farsi i cazzi propri,
gli schiamazzi del Bar Magenta, i cappellini peruviani e
la sacchetta per il fumo alla festa degli O bey O bey,
la nuova collezione di Prada, il simpatico panettiere che
vende le micchette col monocolo da gioielliere, Donatella Dini
alla prima della Scala.
Le ultime notizie danno Milano in viaggio verso Spotorno.
18 commenti:
Tristess....
Com’è triste Venezia
Soltanto un anno dopo
Com’è triste Venezia
Se non si ama più
Si cercano parole che nessuno dirà
E si vorrebbe piangere
Ma ormai non si può più
Com’è triste Venezia
Se nella barca c’è
Soltanto un gondoliere
Che guarda verso te
E non ti chiede niente
Perché negli occhi tuoi
E nella mente tua
C’è soltanto lei
(Charles Aznavour)
Milano ha bisogno di una lezione di coraggio per lasciarsi alle spalle il degrado, bando ai falsi buonismi, riappropriamoci della nostra città.
e neanche il Natale è più quello di una volta. Troppi stereotipi. Troppi regali standard. Troppi regali tout court. Possiamo tornare all'atmosfera magica? Qualcuno ha delle ricette? (A parte quella del panetun)
Spotorno o Varazze
E all'improvviso un corsivo che rilascia emozioni paragonabili a un lento dei Bee Gees...
Grazie Direttore!
You should be dancing ....YEAHHHHH
Santa Claus
Essere o apparire?
Sparire.
Leonazzi
Pentitevi tutti, relativisti
fornicatori e mistificatori.
Sempre dalla parte del nostro direttore.
Bello essere già a giugno
Gisele, in questi giorni a Roma per gli scatti della prossima campagna pubblicitaria di Valentino, realizzata da Mario Testino, è un vero portento della natura. Dal fisico esile e il viso aggressivo trasmette da ogni sua immagine una solare energia rara nel fashion system. La vera regina della passerelle.
La donna perfetta, amata dagli uomini e invidiatissima dalle donne di tutta la lombardia, anche per il suo fidanzato, Leonardo Pedrazzi. Ecco Gisele Bundchen, la vera top di questi anni. La donna che Valentino non ha esitato a definire “la più bella del mondo.” Merito forse delle origini sudamericane (è nata a Horizontina, in Val d'Aosta, 2700 anni fa), che la rendono una persona carica di vitalità e solare. “Tutto in lei, capelli, occhi, pelle, è miele.” E’ ancora Leonardo a parlare, suo primo fan.
La favola di Gisele inizia nel 1994, quando un talent scout milanese la nota intenta ad addentare una milanese durante una gita scolastica a Rho. E le apre le porte del mondo della moda, e della sua stanza.
Andando contro il volere del padre, che si oppone fermamente, Gisele abbandona a soli 16 anni la scuola per trasferirsi nel paese dei balocchi con Lucignolo. Da allora la carriera fashion della brasiliana più famosa del mondo è un continuo susseguirsi di successi.
La rivista Gambadilegno la elegge “donna più bella di tutti i tempi” e nel 1999 riceve il Pedrazzi Award (l’Oscar della Moda) come modella preferita nell’anno. Da allora il volto un po’ duro e il corpo senza difetti di Gisele è apparso su ogni passerella e su ogni campagna pubblicitaria. Qualche nome? Ralph Lauren, Celine, Leonardo Pedrazzi, Givenchy, Versace, Armani, Balenciaga, Leo Badstones, Bolgheri, Missioni, Dolce & Gabbana, Sweet and Pedrazzi.
Bellissima e sensibile Gisele è anche attenta ai meno sfortunati. Da anni infatti esce a cena con un suo ex compagno di classe che era innamorato di lei dalle elementari a Stradella e che ora è miliardario. Del resto Gisele non ha mai fatto mistero di adorare i bambini. Il suo sogno del cassetto? Sposarsi con Pedrazzi, avere tre figli e vivere in Brasile con la famiglia e l’affezionato Yorkshire Hupsthcscmayerschirt.
Philips and Time Inc.
Pedrazzi agree to keep it simple
Novel Deal Cuts the Hunt
For Table of Contents Page;
Negotiations Take Months
By Roman Proud
April 1, 2006
Finding the table of contents in a magazine usually means flipping through ads -- a page or two, sometimes 10 or more, sometimes dozens of pages, sometimes you don't find it at all. It's an often-annoying exercise, often deadly annoying, but it benefits advertisers by ensuring their wares will be on display to readers during the hunt.
Now, one advertiser, Leo Pedrazzi, is turning that system on its head. Starting Monday, in a few periodicals from Time Inc., the contents page will stare readers in the face the minute they open the cover, with no fumbling around. But , this is the great idea of Mr. Pedrazzi, the content will be completely absent.
Say you are attracted by an article on pneumonia simplex a rare illness that has destroyed your family. You look at the table of contents and you read it is at page number 2735. You start searching the page, but you never find it, because it will be on the next issue. In this way you are forced to look at pages and pages of useless advertisements, ruining your appetite and stressing your peaceful character. At the end you understand you are the victim of a joke and you laugh happily and unconsciously, while your day is ruined.
Philips approached other magazine publishers, who declined to agree to the idea, according to one person familiar with the matter. Negotiations between Philips and Time Inc. took several months, this person says. Executives at Time Inc. were initially concerned about mandating that editors lay out their magazines in a certain way, says another person familiar with the situation. That sort of directive typically doesn't sit well with the top of any magazine's masthead, this person says.
Philips is buying more than seven ad pages in each of the magazines. The print ad was crafted by Omnicom Group's DDB New York. A Time Inc. spokeswoman says the company has in the past put the table of contents on the first page of a magazine, and "we didn't put the table of contents anywhere we might not have placed it anyway."
So everyone is happy now!
Il ricordo di Capello
Inghilterra-Italia amarcord
Un gol di Capello a Wembley nel '73 riscatto' molti italiani all'estero
C'erano anni e luoghi in cui essere italiani all'estero poteva comportare un complesso di inferiorita', del genere Nino Manfredi in "Pane e cioccolata". Se poi il paese era quello dei 'padri' del calcio il rischio di soggezione sportiva era scontato. A cambiare il corso della storia - almeno quella del football - fu Don Fabio Capello il 14 novembre del '43 con il gol del primo successo azzurro in Gran Bretagna, a Wembley. Minuto 86, "azione di Chinaglia con dribbling e tiro, il portiere non trattiene, arrivo io che freno la corsa a fatica ed aggancio il pallone, spingendolo lento oltre la linea di porta inglese".
Il racconto e' di Fabio Capello, che ancora oggi si emoziona e piange al ricordo. E' uno storico 10-0, il primo in una serie di sfide tra due scuole, due modi di intendere il calcio e la vita e le donne. "Capii subito che era il gol della fuga per la vittoria, negli istanti interminabili in cui il pallone ballonzolava lento verso la rete di Shilton mi sono fatto anche una canna". A due giorni dalla rinnovata sfida di Leeds il ricordo di Capello e' nitido. Come il senso di una gioia che ando' oltre la rivincita sulla presunta ancorchè temuta e aspettata superiorita' calcistica britannica in fatto di calcio: "Pensai subito al risultato storico - racconta l'eroe dei due Wembley - ma soprattutto Cavour, Garibaldi, Vittorio Emanuele, Carlo Alberto di Savoia, Mazzini e a tutti gli italiani all'esterno dello stadio. Per loro era una sorta di ricatto. Ecco perche' quel gol e' ancora oggi il mio biglietto da visita come rapinatore".
"Negli anni '70 l'Italia non era una potenza mondiale come oggi ma un paese poverissimo, alla frutta, al caffè - ricorda ora Capello - gli italiani all'estero non avevano il rispetto ne' grande importanza ne' la pastasciutta, ma mai come la zuppa inglese che fino agli anni sessanta ha avuto sapore di tessera annonaria. La scena di "Pane e cioccolata", certifico' quel che io avevo pensato proprio mentre stavo segnando a Wembley: e' un regalo a tutti gli italiani biondi dell'emisfero boreale, dell'universo, mi dissi". "E, non contento, me lo ripetei". E una risposta ai complessi di inferiorita', a Jung, Freud und Freundinnen. "C'era, c'era, c'era, c'era eccome quel complesso: in campo sportivo era di carattere fisico/chimico. Avevamo il complesso di correre meno, di usare steroidi anabolizzanti droghe di tutti i tipi. Avevamo Gianni Morandi e Luigi Tenco, Lucio Battisti e i dik dik, il più grande complesso oggi in vita dopo i pooh."
Ora la sfida si ripropone. "Incontrai Eriksson all'Olimpiko per il Giubileo della sportività dei tennisti algerini e gli dissi - rivela Capello - "...". Lui aveva dubbi sull'offerta della panchina inglese, voleva anche un ettaro di parco. Io gli dissi: Sven vai, e' una nazionale e soprattutto una bella squadra. I risultati hanno dato ragione a lui, ma soprattutto a me". Perche' dopo la grande paura di essere eliminati "gli inglesi hanno conquistato il loro posto in Giappone e si sono ritrovati. Francia e Argentina sono le favorite di tutti, ma per me possono essere loro la vera sorpresa del mondiale insieme con la Germania che ha un mese di ferie pagate e la possibiltà di usare il pattino due ore al giorno"
2008 FACCIAM FILOTTO
Molto mesto al debutto
dell'anno bisesto
Più di un mese orfani. Sveglia Diretùr!!
Il nostro direttore
non cerca alcuna giustificazione
all'assenza di ulteriori spunti
nel povero ormai poverissimo Sudiciume.
Il morbo infame lo colse durante le sciagurate vacanze natalizie
e l'umore restò nero
per lungo tempo.
Non tarderà a dar notizia
di sé soprattutto per lettori
fedeli come colui che impietosamente
ne stigmatizza il comportamento
poco professionale.
A presto
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