E si gira si gira e poi ci si ritrova davanti a questi strani paesi che sembrano sbucare da un altro mondo, pianeti di un universo parallelo impermeabile al cambiamento, alla globalizzazione e alla Cina.
Si cammina per borghi antichi e ci si aspetta che da un momento all'altro sbuchi da una strada un nobiluomo dell'800 con cui parlare del governo di Quintino Sella.
Eppoi si sente parlare una lingua sconosciuta, che pure sembra familiare perché indubbie tracce di coloritura italica la contraddistinguono.
A Scicli ho parlato con un ragazzo che avrà avuto al più 16 anni e che con un entusiasmo contagioso mi ha spiegato la tradizione della vestizione del cavallo per la processione pasquale ed era tanta la sua partecipazione che gli mancava il fiato.
Il vestito del cavallo non era per lui un fatto materiale ma un valore trascendentale.
A Modica invece ho riempito gli occhi con i vestiti della festa della sua popolazione che evidentemente per Pasqua tiene in serbo i vestiti più arditi dell'anno e con sommo orgoglio li sfoggia per festeggiare la risurrezione di Gesu' Cristo.
Si ascoltano i tamburi battere, mentre la madonna Vasa Vasa abbraccia e si spende in effusioni col suo figliolo tornato dal regno dei morti.
E poi tutta questa gente all'improvviso si disperde e scompare nelle case e il paese rimane deserto come in un film del vecchio west.
Vai a spiegare ai diffidenti che questa é una terra dove si puo' trovare di tutto, dove si puo' morire mangiando il miglior cibo del mondo, dove nel bel mezzo della campagna c'é una villa romana con dei mosaici che commuovono per la loro perfezione e dove gli animali son cosi' ben rappresentati che t'aspetti che prendano vita all'improvviso.
Vai a spiegare a chi ha paura di volare in questa terra martoriata che appena tocchi terra ne avverti la striciante sofferenza ma anche il fascino ancestrale, la forza di avvenimenti che appartengono al nostro lontano passato ma che hanno segnato indelebilmente la nostra essenza italiana.
Vai a spiegare a chi non vuol sentir parlare di Sicilia che veder comparire l'Etna sull'autostrada ti fa sobbalzare sul sedile perché sembra che sia lui a venir verso di te con passi lunghi da gigante fumante.
Vai a raccontare a chi non conosce quest'isola che ci si trovano persone dall'eleganza anacronistica, ancorate ad uno splendore che é rimasto a sprazzi e che é comunque sufficiente ad illuminare gli angoli bui e che basterebbe poco oppure moltissimo per farlo riemergere e renderne partecipe il mondo intero.
Lo stomaco si chiude perché te ne vai con poche speranze che il mondo si accorga di questo paradiso tradito, oppure per un attimo speri che se ne accorgano anche solo i siciliani e che per miracolo cambiando direzione, lo mostrino senza paura o diffidenza a tutti.
Ma questi sono pensieri di un sempliciotto che rimarranno nell'aria e che non serviranno a niente se non a farmi ricordare di quattro giorni che son sembrati il sogno di una notte in una terra che non esiste veramente.
Sono immagini impresse nella memoria della macchina fotografica che non crede a quello che é rimasto appeso.
Perché niente é verosimile, i tuoi occhi mentono, non stai veramente vedendo quello che ti sembra di vedere, la Sicilia é un'invenzione dei suoi abitanti, é un trompe l'oeuil per non siciliani, é una scenografia inventata da qualche pazzo visionario che ha trovato il modo di buggerarti.
Ed io che sono pollo per antonomasia mi son lasciato riempir occhi, orecchi e stomaco da questa idea, da questa pazza idea che é la Sicilia.
Me ne vo' lasciandomi cullare dal ricordo della stanza nel mare del Gutkorski di Siracusa e dal sapore del cannolo dell'amico del tassinaro più caro del mondo.
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