lunedì 10 ottobre 2022

PALERMO E POI MUORI

 


Tornare a Palermo significa fare i conti con l'essenza più profonda della nostra nazione, delle nostre grandezze, dei nostri talenti e delle nostre miserie più profonde.

Davanti a tesi aprono panorami naturali unici e opere d'arte mozzafiato, che ti tolgono per un attimo il respiro, ma tutt'attorno ci sono evidenti segni di abbandono, di mancanza d'amore, di trascuratezza, di voglia di brutto.

Stare a Palermo significa essere perennemente dilaniati da questo contrasto, lo splendore della cappella palatina, la natura nella rigogliosa e movimentata ricchezza dei ficus magnolioide e poi sacchi di spazzatura dappertutto, palazzi tristi che raccontano di antichi fasti andati e che adesso fanno piangere.


E il milanese benestante nota tutto, si bea anche un po' di questo quadro decadente, che bello quel palazzo senza finestre! Com'é romantico! Pero' come si mangia bene! Eppoi pero' torniamo veloci dopo solo qualche giorno alle efficienze asburgiche di Milano perché altrimenti come facciamo ad apprezzare la lentezza e il disordine palermitano?

Provo un sottile disagio quando sono in quei luoghi, sotto sotto anche un po' di rabbia perché la Sicilia potrebbe essere la California, con innumerevoli ricchezze in più e pane panelle e crocché.

Invece tutto rappresenta un'enorme occasione perduta, un rimpianto perenne, e i siciliani sembrano esserne coscienti e in larga parte continuano ad alimentare questa frustrazione lasciando che la loro terra s'abbandoni ad un lento ma inesorabile declino.

Eppure ci sono delle possibilità di riscatto come Palazzo Butera dell'imprenditore Valsecchi, ci sono persone coraggiose che ostinate si ribellano a questo scivolamento.


Propongo di istituire una caccia al tesoro nei palazzi diroccati e chi la vince ha l'obbligo di ristrutturarli e riportarli all'anziano splendore.

Propongo che tutti i nobili palermitani ancora arroccati nelle loro magioni siano passati per le armi e anzi rintrodurrei la ghigliottina, tagliando teste senza sosta sino a capodanno del 2023.

Propongo di introdurre l'inquisizione con torture indicibili inferte ai no-vax, e soprattutto procedendo a vaccinarli anche per l'orchite in modo che quando naturalmente si gonfiassero i loro coglioni, fossero piegati dal dolore perché il vaccino inibirebbe lo sfogo e il rigonfio del testicolo.

Propongo di abolire tutte le feste religiose, processioni, scioglimenti di sangue, feste patronali e istituirei dei festeggiamenti puramente laici tipo la giornata dell'Ikea, la settimana santa Amazon con cavalcata di femmine nude per Via Maqueda, l'immacolata concezione del telefonino in cui ciascuno racconta la sua applicazione preferita e se agli altri non piace, viene esposto al pubblico ludibrio con lancio di ortaggi e ricorso a sberleffi tipo pernacchie o gavettoni.

Propongo di rendere illegali tutti i cibi tipici siciliani, in modo che si creassero dei cartelli tipo quelli messicani, Sinaloa, Los Zetas, Jalisco ma che invece di spacciare cocaina spacciassero sfincioni, pane co'la meusa, e panelle.

Propongo di parlare con le famiglie mafiose più importanti in una conferenza dal titolo Palermo Riaffermo, in cui chieder loro di misurarsi in dei giochi senza frontiere con il fioul rouge, tipo ruota della fortuna...

Propongo di istituire una festa nazionale della Cassata, che duri sei mesi, in cui si mangi solo cassata ascoltando solo musica dodecafonica tipo Luciano Berio, entrando quindi obbligatoriamente in una specie di trance prolungata in cui far salire i triglicerdi per l'abuso di cassate e la consapevolezza di sé stessi attraverso delle gare si scoregge giornaliere al termine delle quali proclamare il sindaco di Palermo per i successivi anni.









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